Il tema dello sviluppo tecnologico nel campo dell’intelligenza artificiale (“IA”) pone grandi interrogativi in merito ai diritti di proprietà intellettuale dei soggetti coinvolti.
La discussione sulla questione si è spinta sino ad ipotizzare la titolarità di diritti di proprietà intellettuale in capo alle stesse IA.
La Review Board of the United States Copyright Office (“Board”) in data 14.02.2022 emetteva un’interessante provvedimento al riguardo.
In particolare, il Board negava la registrazione di un’opera realizzata tramite un algoritmo di intelligenza artificiale.
La vicenda
La vicenda ha inizio quando Steven Thaler, nel 2018, presentava domanda per registrare l’opera denominata “A Recent Entrance to Paradise”, rappresentata nella copertina di questo articolo. Thaler indicava, quale “autore” dell’opera, “Creativity Machine”. Da quanto riportato nella domanda, l’IA sviluppava l’opera senza alcun contributo creativo da parte di un essere umano.
Con lettera del 12 agosto 2019, il Copyright Office rifiutava di registrare la richiesta.
Successivamente, Thaler richiedeva all’Ufficio di riconsiderare tale diniego. Sosteneva che il requisito della paternità umana fosse incostituzionale e non supportato dallo statuto o dalla giurisprudenza.
Il provvedimento del 14 febbraio 2022 del Review Board of the United States Copyright Office
L’Ufficio esaminava nuovamente la domanda e, nel proprio provvedimento, richiamava la normativa ed i consolidati orientamenti sul tema.
Il Board spiegava che la Corte Suprema degli Stati Uniti, nell’interpretare il Copyright Act, limitava la protezione del copyright alle creazioni di autori che fossero esseri umani.
Aggiungeva che la Corte Suprema ha ripetutamente articolato il nesso tra la mente umana e l’espressione creativa come prerequisito per la protezione del copyright.
Aggiungeva che, negli anni ’70, la National Commission on New Technological Uses of Copyrighted Works (CONTU) aveva studiato la creazione di nuove opere da parte delle macchine. La CONTU aveva determinato che il requisito della paternità umana fosse sufficiente a proteggere le opere create con l’uso dei computer. Non era perciò necessario alcun emendamento alla legge sul copyright. La CONTU aveva spiegato che l’idoneità di qualsiasi opera alla protezione del diritto d’autore non dipende dal dispositivo usato nella sua creazione ma dalla presenza di uno sforzo creativo umano almeno minimo nel momento in cui l’opera viene prodotta.
Alla luce di tutte le argomentazioni sopra riportate, il Board, con il provvedimento datato 14 febbraio 2022, concludeva nuovamente che l’opera “mancava della necessaria paternità umana”. Inoltre, Thaler non aveva “fornito alcuna prova su un sufficiente input creativo o intervento di un autore umano nell’opera”.